26 ottobre 2005

rose che piantano spine su spine, su mani.
e il capro espiatorio è il dottor venezia.
rotolo nel fango delle mie lenzuola con fare sospettoso
spiando la voglia d'amore.
tutto il giorno ad inseguire le formiche nei loro tratti di vita.
tutto il giorno a disegnare tratti di volti che non parlano.
e le luci del mattino sono deboli, effimere,
e i lampioni hanno vita breve.
finiscono di lavorare e diventano water per gatti.
quei miseri gatti che non trovano pace,
che non tacciono in amore
e non amano quando tacciono.
il blu resta fisso nel muro,
nel cavo del telefono,
sul monitor che parla cantando.
un quaderno pieno di sogni speranze e futuro.
piccoli quadratini da riempire giorno dopo giorno dopo ore passate insieme.
l'anziana donna mi guarda seduta sulla sua poltrona,
mi osserva e scruta le mie mani.
conoscendo la verità mi spinge avanti nei giorni e nelle note
di queste canzoni ricche di parole che crescono crescono crescono.
fino a scoppiare nel sale,
sale nel sole.
soli.
io e te nei nostri pensieri.

dietro un grande vetro

dietro un grande vetro il caldo della mano appanna il vetro stesso.
e il contorno della mano è netto.
attraverso la mano sul vetro, il lampione e l'albero.
la strada e qualche faro delle macchine.
poi la mano scompare dal vetro il lampione torna ad essere freddo e grigio e le macchine non passano più.
è l'ora della buonanotte.

21 ottobre 2005

se una sera la pioggia e un lampione

se una sera la pioggia,
un lampione altissimo con una lampadina piccolissima
ed una macchina che ti porta da tutt'altra parte.
se una sera i vetri si appannano e la voce che arriva da un telefono
ogni tanto sparisce e si perde nell'aria.
se sempre quella sera vorresti essere tu ma fra dieci anni
con quella mano da stringere forte alla tua, sempre la stessa mano,
nei giorni negli anni.
beh quella sera è la sera in cui ti ricordi di un'altra sera
in cui le tue labbra hanno bevuto dal calice della felicità ed
altre labbra ti hanno confidato che nei loro sogni c'era chi dedicava loro
alcune parole.
queste parole che scrivo qui sotto, che non escono dalla mia testa,
ma è a questo che servono i cantautori, i poeti.
servono a me per averti accanto anche stasera e per gli anni a venire.

Se non fosse per te
Cosa avrebbe un senso
Sotto a questo cielo immenso
Niente più sarebbe vero
Se non fosse per te
Come immaginare
Una canzone da cantare
A chi non vuol sentirsi solo
Se non fosse per te
Crollerebbe il mio cielo
Se non fosse per te
Sarei niente, lo sai
Perché senza te io non vivo
E mi manca il respiro
Se tu te ne vai
Quando sono con te
Chiudo gli occhi e già volo
D’improvviso la malinconia se ne va
Dai pensieri miei cade un velo
E ritrovo con te l’unica verità
Solamente tu sai
Anche senza parole
Dirmi quello che voglio sentire da te
Io non ti lascerò
Fino a quando vivrò
Tutto quello che un uomo può fare
Stavolta per te lo farò
Una pioggia di stelle
Ora brilla nell’aria
Ed il mondo mi appare
Per quello che è
Un oceano da attraversare
Per un cuore di donna
O la spada di un re
Perché senza te io non vivo
E mi manca il respiro se tu te ne vai
Solamente tu sai
Anche senza parole
Dirmi quello che voglio sentire da te
C’è un tempo per l’amore
Che spiegarti non so
Tutto quello che un uomo può fare
Stavolta per te lo farò
Tu sarai la regina
Dei miei desideri
L’orizzonte costante
Di questa realtà
Tu che sei per me, come vedi
Tutto quello che un uomo
Sognare potrà
Tutto quello che un uomo
Sognare potrà

18 ottobre 2005

amici telematici

riportata così questa conversazione via messenger potrebbe non avere senso, soprattutto se non si conoscono i retroscena, ma io la riporto per quella che è stata, fra qualche tempo quando la rileggerò riderò come ho riso stasera.
bastano pochi minuti per riscoprire la gioia di essere amici da una vita.

"g" sono io
"f" il mio fido amico francesco
il teschio è il nostro amico giuseppe che vive a perugia

f: domani è il compleanno del teschio
g: azz.. è verò. mò gli mando un mms con un cuoricino..
f: io lo chiamo domani... ma non ne sono sicuro al 100%, non voglio sbilanciarmi.
g: oh ma il teschio ha sempre lo stesso numero?
f: si il crozza ha sempre lo stesso num..
g: ahahah
g: il cranio
g: la testa d'osso
g: testa d'osso mi piace. lo chiamerò così d'ora in poi
f: potremmo andare a trovarlo a perugia.. fra l'altro è pure la settimana del cioccolato...
g: eh beh allora cremino (cremino è un suo vecchio soprannome, ndr)
f: ahahah
f: teschio, quanti anni compi, 27? allora.. DAMMI STE QUATTR'OSSA!
g: ahahahha
f: e si..ormai sono vent'anni che lo conosciamo...
g: a parte che ne compie 28..
f: va bhè...
f: ma il tempo nell'ade passa lentamente...
g: ahahah
g: anche nell'adipe
f: anche nella scapicia
g: frà ma perchè alla fine diciamo sempre cazzate?
f: perchè è figo..
g: hai ragione
f: e perche vale la pena essere amici come noi...
g: giusto.. ora però vaffanculo che vado a dormire.
f: anche io, vaffanculo pure tu, salutami la tua ragazza.
g: se avessi una sorella ti direi di salutarla.
f: buonanotte
g: cià

16 ottobre 2005

sperare

oggi, domenica 16 ottobre 2005 alle 12.26
ho compiuto il mio dovere di cittadino.
un dovere di cittadino parziale nel senso che si tratta solo di indicare alla sinistra come vorrei il mio domani.
stare qui a dire ho votato per questo o per quello è ininfluente.
la cosa che volevo lasciare in questo post è la sensazione che ho provato uscendo dal seggio.
il sole caldo che mi ha scaldato il volto di colpo, uscendo da un'aula fredda e umida.
un'idea sarebbe quella di far votare in giornate calde e di sole, all'aperto, ci sarebbe più entusiasmo e speranza da parte di tutti.
sono uscito, e mettendomi in tasca la tessera elettorale mi sono fermato sulle scale, con il sole negli occhi, e ho sognato.
ho sperato e sognato che quel voto in più possa far cambiare qualcosa.
a prescindere.
ho sognato una serie di domani, mi sentivo una lacrima dentro, immensa.
mi sono diretto verso la bici.
pedalando verso casa ho continuato a sperare.
che un giorno i miei figli possano vivere in un'italia degna di essere italia.
degna di essere quell'italia patria di italiani, popolo di poeti e navigatori.
e allora andiamo avanti, navighiamo a tutta forza, in alto mare, e sognamo con la nostra poesia.
quella poesia che ci ha sempre contraddistinti.
noi siamo l'italia, siamo più dell'america, più della germania, della francia e dell'inghilterra se vogliamo.
non me ne abbiano gli inglesi francesi tedeschi di turno..
capitemi.
noi siamo l'italia che sogna di essere grande, come lo siamo stati in passato, quando tutti sognavano di essere come noi.
noi siamo noi,
un insieme di italiani, che hanno voglia di ritornare a sorridere e sognare.

14 ottobre 2005

il coperchio

uno dei ricordi della mia infanzia che ricorrono spesso
è di me piccolo, in casa di mia nonna.
la guardavo mentre cucinava, mentre faceva la spola fra fornelli, lavandino, frigorifero e tavolo.
mi ricordo le sue mani sotto l'acqua, il coltello che sbucciava le patate o il profumo dei peperoni che tagliava.
e poi mi ricordo che metodicamente, ogni volta che preparava il sugo, prima di spegnere il fuoco sotto la pentola, prendeva un pezzo di pane, di quel pane di casa che ancora oggi assaporo chiudendo gli occhi, e lo intingeva nel sugo.
poi mi chiamava e mi porgeva il pane rosso ed io mi avvicinavo come un uccellino al becco della mamma e mangiavo.
adesso, a 28 anni, quando mi trovo davanti ai fornelli, e vedo la pentola del sugo mi viene spontaneo e automatico tirare su il coperchio della pentola, prendere un pezzo di pane, farlo diventare rosso fino alle dita e poi chiudere gli occhi immaginando ancora quella mano rugosa, piena di vita che mi porgeva il pezzo di pane per farmi assaggiare il suo sugo.

11 ottobre 2005

giro di boa

nella vela il giro di boa è quando la barca arriva alla boa
che delimita lo spazio della gara e torna indietro.
nel linguaggio comune ormai è diventato un modo per dire che sei a metà di quello che dovevi fare e da lì in poi è tutta discesa o quasi.
per me il giro di boa potrebbe essere quello che sto vivendo adesso.
non so, forse è presto per dirlo, forse no, ma non smetto di sognare proprio ora.
ho due occhi da guardare, in cui tuffarmi.
ho due occhi con cui parlare.
e tanti sogni che possono trasformarsi in realtà.
ho un ginocchio che mi fa male, sempre più male, ed un ortopedico che non risponde al telefono.
ho un nipote meraviglioso.
ho tanti amici, vicini e lontani.
e tutto questo quando ho 28 anni.
se ci penso questo è il mio giro di boa, forse dovrei cominciare a spiegare le vele, e girare il timone.
chi lo sa.
forse..
per ora aspetto che il vento si alzi ancora di piu.

03 ottobre 2005

a fool on the hill

il vento e il sole.
si uniscono, si tengono per mano, imperiosi,
un venerdì pomeriggio.
il mondo sotto di loro,
il mondo sotto l'oro.
dentro i musei dei telefoni
uan ragazza sospira,
si attacca a quel filo come vent'anni fa.
si attacca alla speranza di poter recuperare quello
che sta perdendo.
quello che le scivola velocemente dalle mani.
e allora amami nelle sere d'ottobre,
sceglimi fra gli occhi dei passanti.
perchè in amore si sceglie fra i passanti,
l'amore è una folla di passanti che urla,
la gelosia è un caffè servito freddo.
è tempo di raccogliere le foglie che cadono e sistemarle in un cesto rosso.
seccheranno e il rumore sarà dolce al suo agitarsi.
un rumore senza fine,
un rumore senza fili,
che tengono legate due mani.

02 ottobre 2005

love is just a four-letter word

Seems like only yesterday
I left my mind behind
Down in the Gypsy Cafe
With a friend of a friend of mine
She sat with a baby heavy on her knee
Yet spoke of life most free from slavery
With eyes that showed no trace of misery
A phrase in connection first with she I heard
That love is just a four-letter word

Outside a rambling store-front window
Cats meowed to the break of day
Me, I kept my mouth shut, too
To you I had no words to say
My experience was limited and underfed
You were talking while I hid
To the one who was the father of your kid
You probably didn't think I did, but I heard
You say that love is just a four-letter word

I said goodbye unnoticed
Pushed towards things in my own games
Drifting in and out of lifetimes
Unmentionable by name
Searching for my double, looking for
Complete evaporation to the core
Though I tried and failed at finding any door
I must have thought that there was nothing more
Absurd than that love is just a four-letter word

Though I never knew just what you meant
When you were speaking to your man
I can only think in terms of me
And now I understand
After waking enough times to think I see
The Holy Kiss that's supposed to last eternity
Blow up in smoke, its destiny
Falls on strangers, travels free
Yes, I know now, traps are only set by me
And I do not really need to be
Assured that love is just a four-letter word