11 novembre 2005

il freddo che gela i pensieri

è calato il freddo davvero.
sono uscito dal portone e di colpo ho sentito fredddo.
il gelo, nelle mani mentre pedalavo.
l'ipod acceso su qualche canzone che non ricordo nemmeno più.
un completo non sapere, come se fosse domani.
e invece è oggi.
ci sono tante buche per terra, appena esco di casa le ruote ne risentono.
non sono certo un diplomatico,
ma so bene cosa è giusto e cosa no in un certo momento.
piu di quanto si possa immaginare.
in fondo basta poco.
basta pensare.
e spesso il pensiero invece si blocca, i tamburi cominciano a rullare
e la ragione marcia dietro la banda.
è divertente certo, l'immagine di una banda.
ma si vede solo la banda.
solo tamburi, solo trombe e organi che suonano.
fiati che soffiano sempre più forte
dentro le trombe e fuori il rumore.
come un boato
sempre più forte sempre più in alto
fino a raggiungere le finestre sulla strada.
le spalanca e dentro a spostare fogli di carta e cenere di sigarette.
a scuola ci si sedeva nei banchi sempre lì, sempre in fila, ora non più.
ora si beve a collo da bottiglie scure
inondando le vene,
le arterie e la testa di alcool.
ora ci si guarda con sospetto.
non più tutti per uno verso la fine,
ora soli verso l'inizio di una nuova vita.
da prendere a calci quando non si capisce,
quando ci si sente senza casa.
e senza regali da scambiarsi perchè è natale.
la pioggia non cadrebbe se non ci fosse il terreno, è l'unica cosa che so di certo,
senza brillare come un diamante nelle notti d'agosto
e non è così che vanno le storie.
ci si pulisce per strada,
con una tazza di caffè,
con il tuo cane che ritorna dall'ufficio postale.
cento cinesi che cenano allegri
e sette voglie d'averti.
perchè se sette sta sotto
salto la siesta del giorno perfetto.
e gli animali si infilano nelle gabbie
depressi
con desiderio di farla finita.
salisburgo in insalate verdi.

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