09 gennaio 2006

lee oskar

ho un'armonica sullo scaffale sopra il mio monitor.
la guardo ogni tanto,
e' rivolta col dorso verso di me.
c'e' un nome argentato sul legno nero, lee oskar
quel nome mi affascina, lee oskar.
immagino che sia il nome del tipo che l'ha costruita.
me lo immagino con la barba
le dita della mano ingiallite dal fumo di centinaia
di sigarette fumate per un vizio preso a 15 anni.
mi immagino la sua voce a volte roca,
alto non piu' di me, robusto.
con un cappello in testa.
lee oskar,
suo padre magari immaginava per lui un futuro diverso, pensava forse
che suo figlio avrebbe studiato o lavorato per la compagnia nazionale del gas.
e invece lui ha cominciato a costruire armoniche.
quegli oggetti che permettono al respiro di trasformarsi in melodia.
ogni respiro dovrebbe trasformarsi in melodia,
un sospiro, uno sbuffo, un fiatone dopo una corsa..
avremmo tutti piu' idea di quello che pensa la gente.
ogni emozione un suono.
ogni suono un messaggio preciso.
senza giochi di parole, senza incomprensioni.
senza bugie.

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